Tre
giovani artiste, con tre stili autonomi incontrano i loro personali percorsi
trovandosi prima in una performance sensoriale comune e poi in un'esposizione
che sottolinea le loro singole ricerche.
CATERINA
STEFANUTTI
Nata a Gemona del
Friuli nel 1982
Frequenta il 4° anno del corso di pittura all’Accademia di Belle
Arti di Venezia. Ha partecipato ad alcuni concorsi di pittura regionali
ottenendo diverse segnalazioni di merito.
Nel 2005 ha vinto il terzo premio al concorso fotografico nazionale “Pic
Nic” di Ceolini (Pn).
Da anni si interessa
allo studio del mondo dei sogni.
Le ultime ricerche confermano che i sogni fanno parte del processo evolutivo
e creativo dell’uomo.
L’attività onirica ha come fine di richiamare l’attenzione
del soggetto su quegli aspetti della personalità che non sono stati
sviluppati e che quindi possono essere d’ostacolo alla crescita
della stessa (processo d’individuazione – C.G.Jung)
“Più il sogno sarà impresso nella memoria più
sarà utile ed efficace“ (T.Chetwynd), quindi per garantire
questo processo, è utile scrivere, condizione che ci permette di
fissare e mantenere cosciente ciò che ci suggerisce. Dato che il
sogno ricorre per lo più in immagini esso rispetta questa forma
di comunicazione.
La pittura di Caterina Stefanutti si concentra sul concetto di scrittura
e linguaggio del mondo onirico e vuole scoprire un metodo di “autoguarigione”
già latente in ciascun individuo.
FRANCESCA GITTI
Nata
a Desenzano del Garda il 14.11.1980
Iscritta al 4° anno dell’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Ha partecipato a mostre ed eventi nell’ambito del territorio bresciano
Lavora
tra Brescia e Venezia. La sua pittura vuole essere un’indagine introspettiva
e visionaria.
Si esprime con colori forti, partendo da un segno semplice e incisivo, pur
utilizzando un linguaggio complesso, simboli filtrati attraverso il mondo
che la circonda e soprattutto le emozioni e sensazioni più intime
, profonde e ossessive.
MAYA
La sua pittura è
un'esplorazione visionaria dei punti di confine. Mutazione e cambiamento,
sia corporeo che cerebrale.
Stati di passaggio, passaggi di stato sono ambiti di solito alienati perché
considerati tabù. Analizzando razionalmente, l'artista filtra attraverso
se stessa e il mondo circostante morte, nascita, interno corpo interno
testa che poi trasforma in espressione
fisica su superfici a terra, dove la mente si fonde col corpo che dipinge,
sfuggendo per un istante al dilemma cartesiano.