domenica 20 aprile 2008

Veronica Green "Colombi santi o peccatori?"



Veronica Green is a young artist from New Zealand, graduated at the University of Fine Arts of Massey (New Zealand).
Since 2006 she took part to many personal and collective exhibitions.

Presentation of the artist, by himself:
“In my undergraduate degree I studied Maori art in mythology and cosmology. More specifically I was studying the use of metaphors and symbols to visually represent a story.

Since I have graduated I have been researching birds and how they are used iconically and symbolically through out the world. I find this interesting as on such a international scale the use of the bird as an image is loaded with so many meanings.
What really inspired me about Venice was its mass population of birds and the connection it had on people. The use of the space in San Marco’s square as a congregational area. Between the Venetian architecture and the city scape Venice to me is a mystical magic land in which the birds seem to dominate over the human population.
More specifically I am interested in the role of the dove and how it interacts with in Venetian society from the past to the present. The pigeon is commonly misrepresented and I think it is important to depict a series of work to represent it for what it truly is and means.
In order to create this work I propose to research the history and stories behind the doves of Venice.
Through my research I will develop a series of designs that will then be refined into a series of final two dimensional paintings.”

sabato 26 gennaio 2008

Vintage Key Jewels "K.Boards"

Sabato 26 gennaio si inaugura la prima esposizione del 2008 a Spiazzi ed inizia così l'esperimento che porterà nella Galleria di Campo S. Martino alcune tra le più interessanti proposte del nuovo design italiano e straniero.
Spiazzi diventa luogo per esporre oggetti fatti con le mani (e con la testa), stringendo un rapporto ancora più stretto con la vera natura di Spiazzi, i laboratori che dal suo retrobottega sfornano cose sempre nuove.

Il 26 gennaio è la volta della coppia di artisti padovani, Marta Rampazzo e Nicola Genovese...
In principio furono “on line”, “power”, “alpha lock” e “run stop”. Comandi di tastiere ormai abbandonate insieme a vecchi computer, accatastate in modo anonimo nelle discariche del nostro passato tecnologico.
 Ora diventano gioielli. Spille e anelli dal design sofisticato montati su acciaio anallergico. Ma attenzione: non i soliti tasti grigi o bianchi diventati ormai oggetto comune nella creazione di bigiotteria moderna. La parola d’ordine qui è vintage, dare nuova vita ai tasti di pc e calcolatori degli anni ’70 e ’80, creando oggetti unici.

L’incontro con la tecnologia d’epoca è avvenuto oltre un anno e mezzo fa in una discarica tedesca. Accanto a cavi ingarbugliati e a schermi sfondati, un tesoro di tastiere coloratissime: verdi, rosse, nere.
Da lì il lampo e l’inizio della ricerca in magazzini e discariche di mezza Europa a caccia di comandi e profili di funzioni ormai cadute nel dimenticatoio, ma pronte a diventare oggetti con un nuovo profilo.E ovviamente unici, visto che le tastiere del tempo che fu sono ormai introvabili e che ognuno potrà scegliere il tasto che più lo rappresenta (meglio uno shift o meglio un alt? Meglio un vecchio pc o un calcolatore data general dasher d2, praticamente introvabile?) e il colore che vuole.Ma l’idea non è solo quella di avere al dito un pezzo di storia telematica o di portare sulla maglia un “distintivo” di una tecnologia che cambia: il concetto dei due artisti è recuperare le storie legate alle tastiere, dare nuova vita a oggetti appartenuti a chissà chi in quale paese, dimostrare che non tutto è divorato dal tempo che passa.
O ancora: che in piena epoca touch-screen la “materia” dei computer può anche essere indossata e che un altro “smaltimento” di quanto resta dei vecchi pc è possibile.

venerdì 7 dicembre 2007

Piante medicinali dei Lecos Boliviani

Le fotografie dell'esposizione ritraggono i soggetti di uno studio sull'uso curativo tradizionale delle piante nelle comunità Lecos in Sudamerica. I Lecos sono un gruppo etnico scarsamente considerato a livello antropologico ed etnografico, che vive nell’ Amazzonia Boliviana. Questa etnia abita un territorio caratterizzato dal più elevato indice di biodiversità in Bolivia ed ha dunque avuto la possibilità di conoscere e sperimentare una vastissima gamma di specie floristiche e faunistiche per adattarsi e vivere in questi ambienti.
Lo scopo del progetto è di raccogliere ed ordinare le informazioni sulle conoscenze etnobotaniche e rendere disponibile alle scuole indigene tale materiale in forma scritta come base didattica per il recupero del sapere tradizionale.
L'idea è di produrre un documento durevole nel tempo su informazioni che, custodite nel ricordo non più perpetuato tra le generazioni, stanno sparendo con la memoria dei più anziani.
Scrivendo ed ordinando informazioni sulle conoscenze, che da millenni sono state tramandate solo oralmente, si può contribuire infatti a rivalutare e conservare il patrimonio culturale di un popolo.
La raccolta delle informazioni è avvenuta attraverso interviste effettuate a 14 “Curanderos”, uomini e donne medicina, di 5 comunità indigene native. Questi esperti di fitoterapia hanno fornito nozioni sulle proprietà delle piante, le parti da utilizzare e la loro preparazione. Anche gli alunni delle scuole locali hanno contributo al lavoro intervistando i loro famigliari.
La ricerca finora svolta ha induviduato un centinaio di specie utili e 148 ricette curative tradizionali.
Tutte le indicazioni verranno scritte in un libro-quaderno, contenente i dati registrati durante la ricerca, che verrà usato dai ragazzi per incrementare ulteriormente il recupero delle conoscenze sull'uso della biodiversità nei territori Lecos.

venerdì 26 ottobre 2007

Debora Alanna "Canal Ebb and flow"

Un’installazione dell’artista canadese Debora Alanna. Il lavoro esplora il concetto di passaggio, e l’oscillazione fra il descrescere dell’energia e la fluidità in un ininterrotto movimento fra pensiero conscio ed inconscio.
Tutto prende ispirazione dalla scia che le barche lasciano sui canali veneziani, quel movimento che provoca una “rottura” nell’immobilità dell’acqua, che sposta e distorce la sua superficie; un’acqua che anche se provocata non accetta la sfida. Il canale trattiene tutto l’intreccio simile ad un ordito che vi si specchia mantenendo però la sua pura inalterabilità, una via per e da qualche parte. Da o verso la superficie viene spinta nella direzione delle forme ondulate.
Il lavoro è una concentrazione costante di forme non fluttuanti, statuarie, in questo esse svelano a colui che le guarda nella loro immobilità.

Non c’è alcun riferimento alla geografia o all’architettura. Questo è un lavoro sul movimento ma non si muove. E’ come se scaturisse da un’offerta cerimoniale, che scopre forma e contenuto e che permette alle ondulazioni del flusso e riflusso di placarsi davanti ad un intenso sguardo. Il canale può considerarsi lo spazio emozionale che si crea dalle speranzose forme che ottimisticamente emergono e diventano scultura.

Canal – Ebb and Flow, is a sculpture installation at Associazione Culturale Spiazzi by Debora Alanna. The work is about a concept of passage, and the oscillation between waning energy and fluidity in uninterrupted movement of conscious and unconscious thought. Inspired by the wake from the vapporetti, and gondolas on the canals of Venice, the movement of the boats breaking the water's stillness, unrelenting, moving forward distorting surfaces; the water remains unchallenged. The canal holds all surface warps and entwining penetrations, and remains an unaffected system, a way to and from somewhere. Coming or going, the surface is thrust into undulating forms.

The work is a steadfast concentration on forms that do not fluctuate, that are statuesque, in that they impose stillness upon the viewer, requiring concerted enquiry. There is no geography or architecture to give it reference. This work is about movement, but does not move. It is ceremonious as a meditative offering, discovering form and content, allowing the undulations of ebbs and flows to be still for sustained viewing. The canal is the emotional space that is created by the expectant forms that have optimistically emerged as sculpture.

venerdì 29 giugno 2007

Laura Moro "Speck-ik"

Speck-ik è la storia di un corpo pensante che cerca di riappropriarsi della percezione di sé al di là dei miti imposti per ritrovarli radicati come sedimentazione secolare, come elemento “incarnato”.
La necessità di emanciparsi da tutto questo diventa inevitabilmente anche negazione di se stessi.
Speck- ik è uno spettacolo in cui l’azione di assistere determina ciò che accade; un’ esperienza diversa per ogni spettatore, in cui sarà proprio l’individuo a decidere come, cosa e quanto guardare.
Ecco perché la scelta di uno spazio-galleria come teatro. 
Laura Moro
Danzatrice, coreografa ed insegnante (S.N.D.D. School for New Dance Development,Amsterdam) vive e lavora tra Italia ed Olanda dove è coinvolta nella realizzazione di spettacoli, collaborazioni interdisciplinari e progetti di ricerca nel campo delle arti dello spettacolo.
Pur avendo il suo punto di partenza nella tradizione classica il suo lavoro coreografico è legato alla musica contemporanea e alla tradizione improvvisativa jazz.
Collabora da anni con musicisti di fama internazionale quali Andy Moor (The Ex), Michael Vaucher, Michael More, Rob Armus; ha collaborato con Fred Frith, Felicity Provan e molti altri.
Laura Moro è fondatrice di Passeggiate Sonore un ensemble di danzatori, musicisti e artisti visivi impegnati in una ricerca volta ad oltrepassare i confini tra idiomi espressivi diversi nella realizzazione di performances che promuovono un dialogo più diretto con il pubbblico
Dal 2006 è coreografa ospite presso il Teatro la Fenice dove è coinvolta in progetti educativi.
Le sue creazioni sono state rappresentate in tutta Europa compresa la Biennale giovani artisti.

sabato 9 giugno 2007

Muzykstan

Il titolo “Muzykstan” per assonanza richiama ai paesi che compongono l’Asia Centrale: Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan.
L’Asia Centrale possiede un’eredità musicale ricca e variegata. Per le strade, nei bar, nei mercati, nelle moschee, si possono ascoltare i più disparati generi musicali. Esiste un detto Kazako che dice “nessun Kazako è davvero Kazako, ma la Dombra (strumento a vento tradizionale Kazako) è davvero Kazaka.“. Attraverso la musica si possono riconoscere tempi/epoche, generazioni, spirito e umore di questa regione.


L’arte contemporanea in Asia Centrale si è sviluppata con estremodinamismo dai primi anni ’90, dal crollo dell’Unione Sovietica e dalla nascita di nuovi Paesi indipendenti. I primi artisti contemporanei della regione hanno sviluppato la propria professionalità e la propria filosofia attraverso un processo comprensivo della teoria e della pratica basato sull’analisi dell’arte moderna. Hanno perpetuato l’eredità delle avanguardie e dell’arte anti-conformista dell’epoca sovietica, identificandosi anche come neo-nomadi o neo-orientalisti.


Oggi, una nuova generazione di artisti (con età media di 30 anni) è molto pro-attiva in Asia Centrale. Questa generazione ha fatto propria tutta l’esperienza dei primi artisti contemporanei, avendo tuttavia una diversa “modalità” post Sovietica. Usano tutte le tecnologie dell’informazione sia nella vita di tutti i giorni che nel loro lavoro, anno una mentalità diversa, la cosiddetta “clip-mentalità”. Lavorano in aziende che si occupano di media, tenendo le cuffie sotto i loro cuscini, guardano MTV, frequentano le discoteche, producono webzine e scrivono le loro e-mail in “Runglish” (un misto folle di parlata inglese e russa). “Isn’t it a Cyber-like Globe generation?” you might ask, and I’d say: “Almost”!


Questi artisti amano molto la musica. Creano le loro opere sotto una forte influenza musicale. Hanno sperimentato suonando musica loro stessi e usando le nuove tecnologie per comporre le loro opere. Contemporaneamente hanno la passione per gli strumenti nazionali dell’Asia Centrale come la dombra, il kobyz, il dutar; strumenti che sanno suonare con scioltezza, promovendo le tradizioni della musica locale in contesti internazionali attraverso i loro lavori. Hanno partecipato alla “rivoluzione dei tulipani” (corrente politica Kkrghiza) e hanno viaggiato in tutto il mondo per ascoltare e vedere i loro gruppi o cantanti preferiti.

Gli artisti di questa generazione saranno oggetto e soggetto principale di questo progetto..
Idea portante di questo progetto è la creazione di connessioni tra la musica popolare (folk, rock, nativa, ecc.) e l’arte contemporanea (performance, video arte, istallazioni) nella regione dell’Asia Centrale attraverso la produzione di nuove realtà artistiche, basata sui principi del divertimento e dell’arte moderna. Ogni progetto si baserà sul “leitmotiv” della musica locale.. La parte visiva, la sua costruzione, i temi e la storia sarà sviluppata da ogni artista in modo assolutamente unico e personale. Questo progetto ci darà l’opportunità unica di vedere l’attuale background sociale e culturale dell’Asia Centrale e testimonierà come la sua musica e l’arte influenzano il pubblico.

Project team:
- Yuliya Sorokina (Kazakhstan) - Commissioner and curator;
- Ulan Djaparov (Kyrgyzstan) - Co-curator
- Viktor Misiano - Project Consultant

Project venue:

Associazione Culturale Spiazzi

Project collaborators:
"The Direction of Art Auctions and Exhibitions" Kazakh State Enterprise
"Asia Art+" Public Foundation
"HIVOS" Humanist Institute for Co-operation with Developing Countries
Open Society Institute
Associazione Culturale Spiazzi

Project web-site: www.caprojects.org/.

lunedì 21 maggio 2007

Settimana delUruguay

La settimana dell'Uruguay a Venezia è il risultato dell'incontro di sei artisti che utilizzano mezzi espressivi diversi, ma ciò nonostante, condividono il medesimo piacere di elaborazione materiale delle discipline che praticano.
Si tratta di artisti che lavorano con generi spesso definiti "tradizionali", come la pittura, il disegno, la danza, che però tendono a ricercare collaborazioni interdisciplinari, accostandosi al cinema, alla musica, alla fotografia e agli interventi urbani.
Questi artisti che credono che effettivamente ci sia una dimensione esterna a quella delle istituzioni culturali codificate o del culto della soggettività e che questa dimensione meriti di essere conosciuta e valorizzata. Esplorano la vita da una prospettiva concreta, ricca di amore per il "fare" e con l'intento di valorizzare l'esperienza sensibile.
I disegni, estremamente minuziosi di Alfredo Ghierra, che alla maniera di Piranesi, sembra esplorare l’animo umano attraverso la dimensione urbana contemporanea, considerando la città una delle più alte espressioni della cultura umana, si affiancano ai lavori pittorici di Martin Verges, che con toni caldi e ironia commenta la malinconia della buona società di un tempo. Altre voci invece, Mariana Ures, Pablo Casacuberta, Magela Ferrero, parlano di contemporaneità, senza filtri o specchi puntano lo sguardo su aspetti sociali e tessuti urbani, nei loro lavori fotografici, nei video, nelle interpretazioni pittoriche che sono l’attualità. Anche Andrea Arobba segue a suo modo questo filone, proponendo la danza, che si impone, con il suo essere corpo e fisico, nell’attimo stesso del presente.
Provengono da un paese che è un crocevia di culture, dove le anime latinoamericana, africana ed europea hanno generato un miscuglio che è, contemporaneamente, particolare ed universale, dove la tradizione umanistica genera nuove proposte espressive di incontro tra il locale e il globale. La settimana dell'Uruguay a Venezia si propone come una piattaforma per approfondire questo interscambio e Spiazzi si conferma la sede ideale di questo progetto, in quanto luogo di incontro e di condivisione, anche operativa, di interessi culturali, pratiche artistiche e tecniche materiali.
Castello 3865 - 30122 Venezia +393497343853 - infospiazzi(at)gmail.com