Sabato 26 gennaio si inaugura
la prima esposizione del 2008 a Spiazzi ed inizia così l'esperimento
che porterà nella Galleria di Campo S. Martino alcune tra le
più interessanti proposte del nuovo design italiano e straniero.
Spiazzi diventa luogo per esporre oggetti fatti con le mani (e con la
testa), stringendo un rapporto ancora più stretto con la vera
natura di Spiazzi, i laboratori che dal suo retrobottega sfornano cose
sempre nuove.
Il
26 gennaio è la volta della coppia di artisti padovani, Marta
Rampazzo e Nicola Genovese...
In
principio furono “on line”, “power”, “alpha
lock” e “run stop”. Comandi di tastiere ormai abbandonate
insieme a vecchi computer, accatastate in modo anonimo nelle discariche
del nostro passato tecnologico.
Ora
diventano gioielli. Spille e anelli dal design sofisticato montati su
acciaio anallergico. Ma attenzione: non i soliti tasti grigi o bianchi
diventati ormai oggetto comune nella creazione di bigiotteria moderna.
La parola d’ordine qui è vintage, dare nuova vita ai tasti
di pc e calcolatori degli anni ’70 e ’80, creando oggetti
unici.
L’incontro
con la tecnologia d’epoca è avvenuto oltre un anno e mezzo
fa in una discarica tedesca. Accanto a cavi ingarbugliati e a schermi
sfondati, un tesoro di tastiere coloratissime: verdi, rosse, nere.
Da
lì il lampo e l’inizio della ricerca in magazzini e discariche
di mezza Europa a caccia di comandi e profili di funzioni ormai cadute
nel dimenticatoio, ma pronte a diventare oggetti con un nuovo profilo.E
ovviamente unici, visto che le tastiere del tempo che fu sono ormai introvabili
e che ognuno potrà scegliere il tasto che più lo rappresenta
(meglio uno shift o meglio un alt? Meglio un vecchio pc o un calcolatore
data general dasher d2, praticamente introvabile?) e il colore che vuole.Ma
l’idea non è solo quella di avere al dito un pezzo di storia
telematica o di portare sulla maglia un “distintivo” di una
tecnologia che cambia: il concetto dei due artisti è recuperare
le storie legate alle tastiere, dare nuova vita a oggetti appartenuti
a chissà chi in quale paese, dimostrare che non tutto è
divorato dal tempo che passa.
O
ancora: che in piena epoca touch-screen la “materia” dei computer
può anche essere indossata e che un altro “smaltimento”
di quanto resta dei vecchi pc è possibile.
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