Alfredo
Ghierra è conosciuto nell’ambiente artistico uruguayano
per i suoi disegni di città, tutti di una particolare bellezza.
La sua opera, profondamente ambigua, seduttiva e inquietante, si presenta
come possibile costruzione architettonica degli affetti, del ricordo e
di una memoria spaziale.
L’opera presentata in questa installazione audiovisiva
è indubbiamente la più complessa tra le sue realizzazioni:
l’artista mette a nudo il processo del disegno e allo stesso tempo
lo nasconde, portandolo da un mero processo tecnico, a un processo pulsionale.
Il disegno non sorge da una traccia che l’artista dirige, ma da
pulsioni che sorgono dall’immaginazione. L’artista, in questo
tentativo di mostrare e allo stesso tempo nascondere, presenta un singolare
“diario di viaggio”, l’esperienza vitale
che costituisce per lui la costruzione di un’opera. Allo stesso
tempo, in questo processo, un’infinità di segni si sovrappongono
e si annullano: l’opera finale non è dunque un polittico,
ma un detrito di disegni, che fotografati uno ad uno e quindi montati,
costituiscono questa animazione.
Essa si caratterizza come una finzione narrativa che intende mostrare
la relazione dell’artista con due città che conosce molto
bene: Montevideo e Venezia.
Per Alfredo Ghierra le città che abita sono importanti non solo
per l’architettura di cui sono fatte, ma anche per le persone che
le abitano, un paesaggio umano riconosciuto dall’artista che si
confronta con la geografia di queste città. L’opera esprime
simbolicamente questa relazione affettiva, l’architettura delle
emozioni.
Nessun commento:
Posta un commento